Introduzione all’articolo di P. Ambros.
Antonín nacque nel 1851 a Beňov, in Moravia, da una famiglia molto devota. Studente modello, studiò dai padri piaristi e si diplomò nel 1872 entrando nel seminario di Olomouc.
Nelle terre ceche erano anni di forti passioni politiche: le rivoluzioni del 1848 avevano portato alla formazione dei primi partiti nazionali, ma le spinte autonomistiche erano state soffocate dal neo-assolutismo asburgico, attenuato dal «diploma di ottobre» del 1860 che riorganizzava l’impero su base federale, svolta che però non interessò la Boemia-Moravia. Il sogno della rinascita nazionale non aveva risparmiato la Chiesa e segnò in modo significativo il giovane seminarista, attivo nell’organizzare pellegrinaggi ai santuari nazionali e in varie iniziative a favore della cultura popolare in lingua ceca.
Il 5 luglio 1876 fu ordinato sacerdote: fu cappellano e poi parroco in varie località, dove cercò di ristrutturare i luoghi di culto, ampliare le scuole, occuparsi dei poveri. Molto attento alla «questione sociale», non si fece scrupolo di bussare alla porta di ministri e nobili viennesi. Entrò nell’arena politica come rappresentante dei cattolici, tra il dilagare del liberalismo e del socialismo. La visione politica di Stojan si rifaceva ai principi della Rerum novarum, e la sua elezione gli permise di intensificare le opere di carità. Con i Congressi unionistici di Velehrad, infine, cercò di riavvicinare i cristiani d’Oriente e d’Occidente.
Abbiamo chiesto un contributo sulla sua figura a p. P. Ambros, autore di una recente monografia.